Una Cosa Nostra

Una Cosa Nostra

Un’umile famiglia del quartiere Santa Maria la nova, Napoli, era composta da 7 fratelli, di cui 4 donne, e ovviamente una coppia, ormai già grandi d’età. 
9 persone vivevano in una casa di 60 metri quadri, che mi piace descrivere “snodabile”. 
C’era chi dormiva all’ingresso con la propria brandina, chi in coppia dormiva su un materasso, chi insieme ai genitori; ognuno aveva la propria bacinella con la propria acqua per lavarsi, e c’era chi la nascondeva per non farla usare al fratello più sciatto; fortunatamente i più grandi erano riusciti a farsi una famiglia e quindi a traslocare.
Non c’era distinzione di genere: tutti dovevano portare la pagnotta a casa, maschi e femmine. 

Ma le donne dovevano anche occuparsi delle faccende di casa, e fare da tate ai nipoti.
Iolanda, la mamma, troppo buona per essere così ignorante, esuberante e per niente pacata, ma in fin dei conti la tranquillità non le è mai piaciuta.
Fondamentalmente, zitta zitta, è stata lei a crescere i suoi 7 figli, con un po’ di aiuto sicuramente, ma mai senza essere ricambiato con un invito a cena.
Vincenzo, il padre, colui che in questa storia è così insignificante da essere il fulcro di tutto.

Sì, voleva bene i figli, ma non aveva voglia di crescerli. In realtà non aveva voglia di fare proprio niente. Lui si è adagiato allo stile di vita che gli ha “creato” la moglie, e gli stava bene così. 
Più che umile, questa famiglia, la chiamerei povera. Non avevano niente, cultura compresa, eppure vedevano il buono anche in quei 60 metri quadri.
L’ultima di quei 7 è stata voluta dai fratelli più grandi, perché in realtà non sarebbe dovuta nascere. Era colei che si occupava della “vecchiaia” dei genitori, a cui non ha fatto mai mancare niente, forse ha dato anche troppo.

Quello che le è rimasto della madre è qualche anello, un bracciale e una coperta.
Questa coperta è stata fatta a mano da sua nonna, un tempo voleva essere venduta per cercare di ricavarne qualcosa, ma Mara, non ha mai voluto perché ne era affezionata. 
Questa coperta è stata conservata apposta per il suo regalo di nozze. 
Con il tempo si è rotta, ed è stata aggiustata dalla nonna di suo marito.
Ad oggi le due nonne non ci sono più, forse non sanno neanche quello che sono riuscite a creare, e non parlo della coperta.

Mara conserva ancora quel ricordo, nitido, che racchiude tutto l’amore tramandato da quella famiglia che non aveva niente, ma grazie alla quale è riuscita a crearsi la sua, di famiglia.